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SI FA PRESTO A DIRE GARDA
14.03.15

Dalla Comunità del Garda si mette a disposizione di quanti vorranno trarne spunto per una riflessione comune, un articolo di Aventino Frau, Senatore della Repubblica e già Presidente della stessa Istituzione gardesana.

Siamo certi che anche i nostri Circoli possano fare la loro parte, anche agendo silenziosamente come spesso sono soliti fare.

Purtroppo molte Istituzioni non se ne accorgono mentre è indubbio il valore etico e morale con la salvaguardia dell’ambiente grazie proprio alla alle discipline sportive della Vela, del Windsurf e del Kiteboard riescono a dare per uno scenario positivo sul futuro del nostro lago e dei suoi cittadini.

Si fa presto a dire Garda.

È proprio vero: si fa presto a dire Garda. Il nostro lago è come la nazionale di calcio: tutti sono bravi nel governarla, tutti ineccepibili nella critica, tutti esperti in tutto. Naturalmente al Bar Sport di ogni paese.

Ma pochi sono quelli che ne sanno qualcosa, pochissimi se ne occupano più di una volta al mese, esiguo il numero di quelli che fanno qualcosa, oltre una doverosa lamentela.

Se succede qualcosa che può turbare i sogni gardesani, l'acqua alta o bassa, un inquinamento, un qualche incidente, sono tutti di nuovo professori.

E quando si tocca, nell'ambito di un interesse generale, qualche interesse particolare, avviene quel che si dice dei maiali: se ne tocchi uno strillano tutti.

E tutti fanno presto a dire Garda.

Anche in senso positivo ed utilitaristico: paesi ben lontani dalle sponde che si dicono gardesani, produttori di olio e di vino che non lo "producono" sul Garda, e pure profumi e prodotti vari che approfittano del nome di richiamo, della qualità di questa terra fortunata.

Infatti non costa nulla il definirsi del Garda: non esiste un vincolo, né tutela, né garanzia.

Tutti sono pronti ad affermare che il Garda, le sue bellezze, e le sue qualità, sono patrimonio di tutti, dell'Italia, dell'Europa, e dell'umanità intera, indipendentemente dalle decisioni dell'Unesco.

Il Garda poi è visto come "il grande lago" solo da chi lo guarda da fuori e lo vede nella sua integrità, tutto insieme, come Dio e i ghiacciai hanno voluto e realizzato.

I gardesani lo vedono invece nelle sue particolarità, noi sui singoli luoghi, in modo provincialmente municipale.

Invece di concepirlo come una grande, bella, unica città diffusa, lo sentono solo come un panorama, di cui ognuno possiede il suo piccolo pezzo, e lo gestisce, lo amministra come un territorio di confine.

Tra una sponda e l'altra manca il cartello "Hic sunt leones" che i romani virtualmente ponevano alle colonne d'Ercole, a Gibilterra.

La logica è la stessa e pochi sono i gardesani che conoscono le due sponde e le ricchezze che contengono.

Ognuno pensa di essere l'ombelico del Garda e che il mondo guardi a lui, piccolo municipio, piccolo albergo, piccolo bar, grazie al suo proprio valore.

Si fa presto a dire Garda, un po' meno a tutelarne le caratteristiche, a frenarne l'occupazione fisica, a mantenerlo pulito e godibile.

La colpa non è certo dei turisti ma delle popolazioni ospitanti, di noi gardesani.

Ognuno di noi sembra avere un solo obbiettivo: costruire sul proprio terreno o venderlo costruibile, naturalmente predicando la tutela del verde nel campo del vicino.

Il tutto senza una visione d'insieme, Come se un bel vestito fosse tale per le caratteristiche di un singolo bottone.

Anche la politica fa molto presto a dire Garda, perché sa che i gardesani non si sanno battere per il loro territorio e per la sua unità che significa forza e responsabilità.

Un Garda diviso fra quattro province, tre regioni, si chiama Garda ma sono tre diversi Garda, tre minoranze nelle loro province, nei loro collegi elettorali, nelle amministrazioni regionali.

Di quali politici, provinciali, regionali, nazionali il Garda può dire che, a parte qualche dichiarazione alla stampa, hanno fatto una battaglia, una iniziativa, qualcosa di effettivamente utile per tutta la comunità gardesana?

Ma quali sono i parlamentari dei tre o quattro pezzi di Garda e quali partiti, dopo l'epoca delle contrapposizioni e delle solidarietà territoriali, tutte terminate con la fine della DC e del PCI?

Dopo quella epoca, a parte le eccezioni personali, quale classe dirigente o linea politica, o progetto è mai più stato sviluppato?

Certo, si fa presto a dire Garda, a citare (spesso per sentito dire) la sua storia, le sue alte qualità, la sua cultura.

Ma non altrettanto a operare, a scegliere la qualità della sua classe dirigente più che una sua stupida e autolesionistica fedeltà.

Certo non sono mancate voci coraggiose e iniziative importanti: ma sempre, sempre più solitarie, faticose, senza sostegni che vadano oltre il temporaneo, veloce applauso, il momentaneo consenso: vai avanti tu che a me viene da ridere!

Certo questo discorso può valere per tante altre zone, per altri territori, per altre situazioni.

Noi parliamo per il Garda, dove abbiamo percorso i primi giovanili itinerari, abbiamo avuto i primi amici e insegnanti, le prime pulsioni affettive ed intellettuali.

Eravamo allora in meno. Non c'erano i milioni di turisti, i paesi erano più poveri e piccoli, le speranze più forti e vive.

Nei comuni i sindaci non avevano titoli di laurea ma buon senso, capacità, onestà, volontà di servire attivamente la collettività.

Sapevano immaginare di più lo sviluppo: in grande, tutti insieme.

Sapevano anche che non si faceva presto a dire Garda.

Cerchiamo, con una riflessione attenta, di fare si che dagli errori si possa immaginare una regione, un territorio da governare al meglio, non solo da sfruttare per il cassetto della stagione.

Aventino Frau

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